DOSI
6 cl di Cachaça;
½ lime fresco;
2 cucchiaini di zucchero di canna bianco.
PREPARAZIONE
Tagliare il lime in cubetti.
Metterli in un bicchiere Old Fashioned.
Aggiungere lo zucchero e schiacciare le fette di lime con un pestello di legno (chiamato muddler), in modo da estrarne il succo.
Riempire il bicchiere con ghiaccio a scaglie e versare la Cachaça.
Mescolare dolcemente con un cucchiaino da cocktail e servire con due cannucce.
Decorare con una sottile fettina di lime inserita sul bordo del bicchiere.
NOTE
Delle origini della Caipirinha (in spagnolo caipiriña) non sappiamo quasi nulla.
Conosciamo, invece, la storia del suo ingrediente principale, la cachaça, un’acquavite brasiliana ottenuta dalla distillazione del succo grezzo della canna da zucchero.
Il succo, chiamato “garapa” una volta bollito, lasciato fermentare e, poi, distillato produce come prodotto finale la cachaça.
Questa acquavite divenne nota nella seconda metà del XVI secolo, periodo in cui il Brasile era una colonia portoghese.
In quegli anni i Portoghesi avviarono la coltivazione della canna da zucchero in vaste piantagioni.
I residui della lavorazione dello zucchero venivano dati agli schiavi che lavoravano nelle piantagioni.
Essi lasciavano bollire il succo grezzo della canna da zucchero e lo consumavano senza lasciarlo fermentare.
L’ebollizione permetteva la sterilizzazione del succo della canna da zucchero, evitando così lo sviluppo dei batteri.
Producevano così una bevanda alcolica, che la popolazione locale chiamava “cachaça” gli spagnoli “cachaza” ed i portoghesi “ cagaça”.
L’origine della parola “cachaça” è controversa.
Alcuni ritengono che essa potrebbe derivare dal termine spagnolo “cachaza”, che indicava un vino portoghese di scarso livello.
Secondo altri, essa potrebbe derivare dal portoghese “ cagaça”, con il quale venivano indicati i residui della produzione della canna da zucchero.
Qualunque sia l’origine del nome, quel che è certo è che la “ cagaça”.può essere considerata l’antenata della caipirinha.
Mescolando la cachaça con il succo di diversi tipi di frutta che nasceva copiosa in Brasile, gli schiavi ottenevano diverse miscele di acquavite che consumavano sia per affrontare il duro lavoro quotidiano che erano costretti a sopportare sia come rimedio per combattere varie malattie.
Essi chiamarono tali miscele “batidos”, al singolare “batida”, parola che deriva dal portoghese “bater”, battere.
Tali miscele erano apprezzate dalle classe sociali più umili, giacché le classi sociali più elevate storcevano il naso davanti all’odore pungente del distillato.
La più importante delle miscele è la “ Batida di limone” (Batida de limão), realizzata con il succo di limone verde.
Dalla “Batida de limão” nascerà nel tempo la Caipirinha classica.
Bisogna giungere al XX secolo perché la cachaça venga apprezzata da tutta la popolazione brasiliana, inizialmente come rimedio naturale contro le malattie.
Nel 1918 una violenta epidemia di influenza si diffuse in tutto il Brasile.
Essa fu combattuta dalla popolazione locale con una bevanda a base di aglio, miele, cachaça e limone.
Intorno agli anni ’30 la Caipirinha cominciò ad essere apprezzata come drink da consumare nei momenti di festa.
La preparazione venne calibrata da alcuni barman di San Paolo ( São Paulo) e di Rio de Janeiro e si avviò a diventare il più celebre drink brasiliano.
In quegli anni il miele era già stato sostituito dallo zucchero.
Intorno al la metà dello scorso secolo, con la scoperta dei frigoriferi, al cocktail venne aggiunto del ghiaccio.
Negli anni ’50 la Caipirinha, ormai regolamentata negli ingredienti e nella preparazione, era servita in tutto il Brasile.
Negli anni successivi il drink diventò il cocktail brasiliano più famoso, consumato soprattutto in occasione di feste e ricorrenze.
Nel 1993, la Caipirinha è stata inserita nella lista dei cocktail IBA (International Bartenders Association).
Nel 2003 il Ministero brasiliano dell’agricoltura ha varato una legge che rende ufficiale la ricetta della Caipirinha, riconoscendola come la bevanda nazionale del Brasile e la più conosciuta e rappresentativa a livello mondiale.
Della celeberrima Caipirinha al giorno d’oggi esistono in Brasile numerosissime versioni che cambiano nome in base alla base alcolica utilizzata o alla frutta adoperata.
Spesso variano anche le modalità della preparazione.
Alcune di queste bevande sono state registrate ed i marchi depositati.
Tra le più conosciute varianti del drink classico ricordiamo i seguenti cocktail:
Caipiroska, a base di vodka e succo di lime;
Caipirissima, a base di rhum e succo di lime;
Caipipesca, a base di vodka alla pesca e pezzetti di pesca;
Caipirita, a base di tequila;
Caipiritaly, a base di bitter;
Sakerinha (o Caipisaké o Sakeroska), a base di saké;
Caipirão, a base di Licor Beirão (tipica variazione portoghese);
Capifrutta, a base di frutta mista;
Caipivinho, a base di vino nazionale brasiliano.
Il nome “Caipirinha” nasce nel XIX secolo dall’unione di “Caipira” e di “Curupirinha”.
“Caipira” era il termine dispregiativo con cui i portoghesi e gli spagnoli designavano i contadini.
Tale termine derivava dalla parola “Caipora” che indicava gli antichi abitanti delle foreste.
A propria volta, “Caipora” derivava da “Curupira”, il nome di un demone mitico della foresta.
Si tratta di una creatura leggendaria del folklore brasiliano, che con vari espedienti tiene lontano i cacciatori dagli animali.
Tale leggenda è molto antica ed è attestata da fonti scritte.
Uno dei primi riferimenti si trova in una lettera scritta nel 1560 a Sao Vicente dal missionario gesuita spagnolo José de Anchieta, il quale fa esplicito riferimento a demoni dei boschi chiamati “curupira”.
Il diminutivo di “curupira” è “Curupirinha” , nome che veniva anche utilizzato per indicare le visioni allucinatorie degli ubriachi.
La Cachaça è oggi considerato un prodotto di lusso, esportato in tutti i paesi del mondo e venduto nelle più fornite enoteche.
Essa può venire consumata senza unire altri ingredienti o con l’aggiunta di frutta o di spezie.
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